Da Treviso allo Stelvio (with Pandemia)
Un'esperienza incredibile per Luca e indimenticabile per Giacomo.
Io (Luca) e Giacomo abbiamo deciso di affrontare un'avventura insieme per rafforzare la nostra amicizia e fare un po' di team building in vista del viaggio che ci aspetterà il prossimo anno: 27.000km da Treviso alla Mongolia in Panda per beneficenza con il nostro team OUTSIDE MIND. Quale migliore occasione per provare la nostra Panda in un viaggio da Treviso alla Valfurva?
Di buona lena, ci siamo alzati sabato alle 6 del mattino e abbiamo percorso più di 300km con Pandemia, la nostra Pandina, attraversando il passo del Tonale e del Gavia, affrontando salite di ogni genere e impiantandoci in mezzo allo sterrato proprio cercando di salire nell'ultimo tratto per giungere a Niblogo, il luogo di partenza del nostro itinerario a piedi.
Come potete vedere dalle immagini, con il sole a picco, abbiamo provato ad affrontare una salita troppo impegnativa (ma si, tanto al massimo ci cappottiamo) che ci ha costretti a fermare il veicolo e spingerlo a mano (grazie Luca). Ma “Se la Panda non va alla montagna, la montagna va alla Panda” e in men che non si dica siamo tornati in carreggiata.
Caricati gli zaini in spalla e muniti di un rifornimento di zuccheri liquidi (Tè), Mongol IPA e tanta voglia de far ben, siamo arrivati dopo 5 ore d'auto e 5 ore di camminata, in uno dei rifugi più belli delle Alpi Retiche, il Quinto Alpini, dopo aver “galoppato” per quasi metà del percorso sotto la pioggia battente: ci hanno accolto a braccia aperte i gestori Michele e Elena e le due ragazze che lavorano con loro Bianca e Laura (che sorpresa, anche lei di Treviso!).
Il percorso a piedi da Niblogo al Quinto Alpini è stato abbastanza lungo e intenso soprattutto a detta di Giacomo che non era mai stato così in alto in montagna e che non aveva mai mosso il c##o in questi anni di Università, ma gli sforzi sono stati poi ripagati dalla meraviglia di questo luogo.
Oltre ad una cena squisita (grazie allo chef!) con risotto di rape, spezzatino, dolce e grappetta finale abbiamo dormito su dei fantastici letti con caldi piumoni in un ambiente pulitissimo e veramente accogliente. Grazie alla calda stufa a pellet, presente nella nostra camerata, siamo riusciti ad asciugare tutti i nostri indumenti che erano ovviamente completamente bagnati per il lungo tragitto sotto il temporale.
Abbiamo approfittato del post-cena per fare due parole con i gestori del rifugio e, oltre a raccontare la nostra storia e il nostro progetto, abbiamo fatto loro un mega regalo: adesso potete chiedere anche a loro cosa ne pensano della Mongol IPA!
Veramente imperdibile il cielo stellato che si era finalmente liberato dalle nubi temporalesche del pomeriggio accompagnandoci in un profondo sonno.
Il mattino dopo, classica colazione con pane, burro, marmellata e una tazza di caffè (accompagnati dalle lamentele di Giacomo che si aspettava di trovare un 4x4 per il ritorno): pronti per tornare a valle carichi e soddisfatti per l’impresa compiuta il giorno prima e per l’esperienza meravigliosa al Quinto Alpini.
Ritorno attraverso lo Stelvio per dimostrare al mondo quanto potente è il nostro mezzo ma soprattutto per mangiare un buon panino con salsiccia di cervo, crauti e senape q.b, senza utilizzare autostrada, senza utilizzare santini di P.Pio e facendo solo 19km/l di benzina!
Cosa abbiamo imparato da questa prima avventura insieme? Mai fidarsi di Luca e le sue gite in montagna, Pandemia riesce sempre a cavarsela (Das Panda) e il cibo ad alta quota è sempre il più buono.